Le decorazioni

Le sale affrescate del Palazzo

Baldassini, per le decorazioni pittoriche si rivolse alla Scuola di Raffaello costituita dai suoi allievi: Perin del Vaga, Giovanni da Udine, Polidoro da Caravaggio e Maturino.

 

Sala Giovanni da Udine

La sala affrescata da Giovanni da Udine fu uno dei primi ambienti del palazzo a essere dipinti, tra il 1517 e il 1519, mentre ancora il Palazzo era in costruzione. Giovanni da Udine (Udine, 1487 – Roma, 1564 circa), pittore, decoratore e architetto italiano veniva dalla importante bottega del maestro Raffaello.
L’artista era noto già all’epoca per essere uno specialista nelle decorazioni a stucco ed in quelle “a grottesca”, molto in uso allora, termine nato per indicare una tecnica pittorica derivata dai dipinti che si potevano visionare a Roma attorno agli anni Ottanta del XV secolo nelle cosiddette “grotte”, cioè gli ambienti della Domus Aurea neroniana sopravvissuti sotto il colle Oppio, accessibili attraverso cunicoli. Sfingi, arpie, mascheroni, prospettive architettoniche, paesaggi: l’impatto della scoperta della pittura romana antica fu prorompente e richiamò visite di diversi artisti, quali Pinturicchio, Perugino, Filippino Lippi, Luca Signorelli e Raffaello, fungendo da grande stimolo per dare il via a una mole di disegni che tentavano di imitare quella che era l’autentica decorazione pittorica antica.

Tra i tanti pittori affascinati dalla tecnica, Giovanni da Udine diede vitalità e vivacità a questo genere, ponendo l’accento sugli aspetti più naturalistici ed eliminando le componenti più fantastiche e le inquietanti mostruosità pagane. L’artista fece grande uso della tecnica per affrescare anche le Logge Vaticane tra il 1517 e il 1519.

Anche per il lavoro a Palazzo Baldassini, Giovanni da Udine realizzò una serie di grottesche dove si può notare il disegno di un bestiario, formato da animali esotici e di fantasia tra i quali spiccano un elefante, un rinoceronte, un toro, una scimmia, un pappagallo, una chimera; mentre, sulle pareti, è visibile una decorazione a grottesche con candelabri, nastri, trofei, intervallata da tempietti in prospettiva con divinità accompagnate dai loro cortei, dai simboli e gli attributi che le identificano: si possono notare Cerere e Marte Nettuno e Giove, Minerva ed Ercole, poi Venere, Bacco.

La Sala Perin del Vaga

Per la sala principale del primo piano del palazzo, il Baldassini incaricò uno dei più brillanti allievi di Raffaello, Perino del Vaga (Firenze, 23 giugno 1501 – Roma, 19 ottobre) che terminò la sua lunga carriera dipingendo la Spalliera per il Giudizio Finale di Michelangelo nella Cappella Sistina.

La decorazione originale era articolata su due registri: l’inferiore, scandito da paraste corinzie su alto zoccolo, ai lati di grandi nicchie con solenni figure di filosofi e di nicchie piccole con dei putti; il registro superiore, ritmato da cariatidi, ai lati di riquadri raffiguranti episodi di storia romana: fra questi La fondazione del tempio di Giove Capitolino e la Giustizia di Zeleuco, ora conservati a Firenze nella Galleria degli Uffizi.
A causa delle trasformazioni subite dall’edificio nel corso della sua storia, delle scene rimaste una si riferisce alla Leggenda della ninfa Egeria e la seconda non è identificabile.

 

Sala del Consiglio

L’attuale Sala del Consiglio invece è ornata da un fregio pittorico a riquadri la cui attribuzione, è ascrivibile a Polidoro da Caravaggio. I dieci riquadri, fortemente ritoccati nel corso del restauro degli anni ’50, sono intervallati sulle pareti lunghe da grifoni e su quelle brevi da due coppie di putti ai lati dell’emblema araldico del Baldassini. Il significato della narrazione, che inizia dalla parete est, non è mai stato chiarito. Non è improbabile che esso voglia alludere, in forma traslata, alle varie tappe della vita e della carriera del proprietario, attraverso exempla desunti dalla storia romana.

La stanza da letto del Baldassini

Questa stanza è ornata da un fregio a girali d’acanto ed attribuita a Giovanni da Udine o Perin del Vaga. Fra questa e lo studio è posta una stufetta, una delle prime realizzate a Roma, dopo quella costruita nei Palazzi Vaticani per il cardinale Dovizi da Bibbiena. La decorazione della stufa è costituita da scene mitologiche e soggetti ispirati all’acqua.